I miracoli di Gesù

(109)

Eliseo di Engaddi lebbroso guarito (391.5 - 391.6 - 391.7)

Una caverna stretta di apertura, quasi celata dai macchioni ubertosi, nati presso i margini di una sorgente, si mostra al di là di uno stretto pianoro spaccato in mezzo da un crepaccio in cui si riversa la sorgente.
"Là è Eliseo, da anni... in attesa della morte o della grazia di Dio..." dice il vecchio sottovoce, indicando lo speco.
"Chiama la tua creatura. Confortalo. Che non abbia paura, ma fede."
E Abramo chiama forte: "Eliseo! Eliseo! Figlio mio!" e ripete il grido, tremando di paura per il silenzio che solo gli risponde.
"E' morto forse?" dicono alcuni.
"No! Morto, ora, no! Al termine della tortura! Senza una gioia, no! Oh! il mio maschio! geme il padre...
"Non piangere. Chiama ancora."
"Eliseo! Eliseo! Perchè non rispondi al..."
"Padre! Padre mio! Come vieni fuori dal tempo solito? Forse la madre è morta, e tu me lo vieni a..." la voce, prima lontana, si è avvicinata, e uno spettro sposta i rami che occultano la soglia, un orrendo spettro, uno scheletro, seminudo, corroso... il quale, vedendo tanta gente con fiaccole e bastoni, chissà cosa crede, e arretra gridando: "Padre, perchè mi hai tradito? Io non sono mai uscito da qui... Perchè mi porti i lapidatori?!"
La voce si allontana mentre dell'apparizione non resta per ricordo che i rami che ondeggiano.
"Confortalo! Digli che qui è il Salvatore!" incita Gesù.
Ma l'uomo non ha più forza... Piange desolato...
Gesù parla Lui: "Figlio di Abramo e del Padre dei Cieli, ascolta. Si compie ciò che il giusto tuo padre ti profetizzava. Qui è il Salvatore, e con Lui sono i tuoi amici d'Engaddi e gli apostoli del Messia venuti a godere della tua risurrezione. Vieni senza paura! Vieni avanti fino al crepaccio, ed io pure verrò, e ti toccherò, e sarai mondato. Vieni senza timore al Signore che ti ama!"
I rami tornano a scostarsi e il lebbroso guarda fuori spaurito. Guarda Gesù, forma bianca che cammina sull'erba del pianoro e che si ferma ai limiti del crepaccio... Guarda gli altri... e specie il vecchio padre che come affascinato segue Gesù a braccia tese, con gli occhi fissi sul volto del figlio lebbroso. Viene avanti, rassicurato. Zoppica forte per le piaghe ai piedi... stende le braccia con le mani corrose... Viene di fronte a Gesù... Lo guarda... E Gesù protende le sue bellissime mani, alza gli occhi al cielo, raccoglie, pare raccogliere in Sè tutta la luce delle infinite stelle, e raggiarne lo splendore purissimo sulle carni impure, marciose, cadenti, che le fiaccole, agitate perchè facciano più luce, fanno apparire ancor più tremende nella luce rossa dei rami accesi.
Gesù si sporge sul crepaccio, tocca col sommo delle sue dita il sommo delle dita lebbrose e dice: "Voglio!" e lo dice con un sorriso di una bellezza non descrivibile. Ripete: "Voglio!" altre due volte. Prega e comanda con quella parola...
Poi si stacca, si arretra di un passo aprendo le braccia a croce e dice: "E quando sarai purificato predica il Signore perchè a Lui appartieni. Ricorda che Dio ti ha amato perchè fosti un buon israelita e un figlio buono. Abbi una sposa e dei figli, e crescili al Signore. Ecco che è annullata l'amarissima amarezza tua. Benedicine Iddio e sii beato!"
Poi si volge e dice: "Voi, delle torce! Venite avanti e vedete ciò che può il Signore per coloro che lo meritano."
Abbassa le braccia che, così aperte e impaludate dal manto, facevano ostacolo alla visione del lebbroso, e si scosta.
Il primo grido è quello del vecchio, inginocchiato dietro a Gesù: "Figlio! Figlio! Figlio quale eri nei tuoi vent'anni! Bello come allora! Sano come allora! Bello, oh! bello più d'allora!...Oh! una tavola, un ramo, qualcosa per venire a te!" ....